Un fico secco

Dell’albero del bene e del male si dice sia il melo e il suo frutto consumato la mela. Lo si ritiene una convenzione, è vero, ma resta di fatto che da sempre i fedeli sono educati a ciò e poco importa che la stessa Chiesa dica che quella mela dipenda dalla declinazione di malus, mala, malum perchè il popolo e il suo immaginario sono oramai educati allo stereotipo.

Pare inverosimile che esista un albero il cui frutto dopo millenni sia ancora immaturo, cioè incerto, sebbene da esso dipenda il bene e il male dell’umanità; e pare assurdo che duemila anni di cristianesimo sappiano, anche in questo caso, offrire solo ipotesi, Ipotesi su Gesù e sulle mele.

Tuttavia, crediamo che ci sia ancora una via d’uscita se ragioniamo sulla scena descritta da Gn 3 quando Adamo ed Eva, infrangendo il comando, consumano dell’albero e all’istante si aprono i loro occhi e all’istante si vedono nudi e per questo sempre all’istante prendono delle foglie di fico che evidentemente erano le prime a portata di mano e ciò lascia supporre che fosse lo stesso albero di cui non si poteva mangiare. Insomma tutto si consuma alla svelta e le foglie del fico furono i primi stracci a portata di mano come a portata di mano lo era stato il suo frutto.

E’ dunque, leggendo la scena, il fico la pianta del bene e del male ed è un albero che da sempre non solo ha fatto parte integrante della nostra cultura, ma anche che, da Genesi in poi, ha accompagnato la Scrittura nei suoi passi fondamentali perchè di mezzo ne va il peccato originale.

Questo blog ha una specifica categoria per le occorrenze perchè stima la Bibbia libro ancora sacro e se una cosa è sacra lo è tutta, anche nelle occorrenze, a meno che non ci sia stata messa mano come nel caso di una Vulgata devastata la cui edizione originale lo era davvero sacra.

Falsare tutto non era possibile, però, a meno che non si riscrivesse tutta quanta l’opera, per cui è ancora possibile tracciarne un profilo vicino alla prima copia di San Girolamo e infatti se noi cerchiamo le occorrenze di “fico” nell’AT e NT troviamo, consultando molte versioni, che si danno numeri che ruotano attorno alla trentina, ma nel caso di CEI 1974 -che crediamo non si discosti molto da da CEI 2008- troviamo un bel 33 e questo, sulla scorta della nostra poca esperienza, ci dice che siamo sulla pista giusta perchè sicuramente in orgine era 35.

Infatti, laddove si conta, se il caso è sensibile, come lo è la questione del peccato originale che Gesù è venuto a togliere (Gv 1,29), la presenza di un 33 nelle occorrenze è prova quasi sicura di una falsificazione perchè lo stupro della Vulgata consumato da Sisto V Peretti fu ispirato, per sua stessa ammissione, da un piano ben preciso tuttora in atto, cioè “Come Cristo ti adoro, come legno ti spezzo” e questo fece spazio a un Cristo teologico facendo a pezzi il Gesù storico.

Quel 33 altro non è che il tradizionale e per niente storico 33 d.C. di una crocefissione puramete teologica, cioè priva di qualunque storicità se non suffragata da una tradizione inventata e messa in discussione non solo dalla storia, ma anche dalla stessa Chiesa cattolica che ha cercato addirittura di giustificarlo attribuendo il tutto all’insipienza di una tradizione minuscola.

E infatti c’è una versione biblica che sa far luce sull’intera questione ed è la Luzzi Riveduta che sa della missione di Gesù e sa che tutta la Sua vita e preordinata a togliere il Peccato. Se così è e se la Bibbia in molte sue parti si è conservata, le occorrenze di fico non possono essere essere frutto della natura, ma debbono, vista l’importanza del caso, rispecchiare quella vita che nasce, sulla scorta del Cristo cinquantenne di Giovanni, Policarpo e Ireneo, nel 14 a.C. e finisce nel 35 d.C. come da sempre indica il blog.

La presenza di un edizione della Bibbia che offra esattamente questi due estremi e la presenza di una versione CEI che offre un 33 è per noi prova della bontà del nostro ragionamento e non un caso. Infatti la Luzzi Riveduta offre, sommando le occorrenze dell’AT e del NT, 35 occorrenze totali per “fico”, mentre ferma le stesse a 14 per il solo NT.

Emerge allora chiaro un 14 e un 35 che riassume tutta l’anagrafe di Gesù che noi, non a caso, facciamo nascere nel 14 a.C. e morire nel 35 d.C. come richiede l’opera che fu chiamato a compiere : togliere il Peccato originale dal mondo consumato all’ombra di un fico che ha fatto dare i numeri a tutta l’umanità.

Limitatamente a questo caso, forse uno dei più importanti se non il più importante di tutta la Scrittura, la versione della Bibbia più fedele al testo originale è la Luzzi Riveduta che ha conservato intatta l’occorenza del bene e del male. Essa è anche online e non presenta alcuna nota di commento lasciando il lettore alla vecchia regola dei polizieschi di una volta

  1. Fidati dell’intuito (illuminazione)

  2. Provalo con i fatti

  3. Procedi, procedi cioè all’arresto di un processo di disintegrazione biblica avviato nel 1587 da Sisto V Peretti quando, a costo dell’omicidio per avvelenamento di Francesco I Granduca di Toscana, pretese ed ebbe l’ultima copia della Vulgata per una devastante emendazione che forse proprio per prima cosa secco il fico della Scrittura lasciando tutti a bocca aperta.

Fatima: dal dramma alla farsa?

Caro Fanzaga,

come sai, seguo Radiomaria per essere al corrente di quelli che altri chiamano gli sviluppi ma che io, tra me e me, chiamo gli avviluppi perchè alcune creature, come la tua ex rassegna stampa (adesso ha un nome difficile da ricordare), si avviluppano come altre creature.

Non è una nota polemica perchè questo post vuole far sorridere nel suo finale sebbene nasca da un dramma per il quale mi pare la Chiesa cattolica abbia chiesto scusa come se avesse tamponato un auto in sosta, ma in realtà ha abusato di bambini indiani nord-americani per poi ucciderli e seppellirli in fosse comuni. Tu troverai davvero insolito che io colleghi quell’orrida vicenda a Fatima, ma sappi che sei tu che per primo lo fai ed io per questo ti seguo.

Infatti, spesso citi Fatima come ecatombe della gerarchia cattolica sterminanta manu militari tanto è vero che i fucili che sparerebbero tu sostienei che parlino di un esercito, in particolare russo, sebbene questa bandiera tu l’abbia issata solo adesso.

Posso anche darti ragione e dire che i russi potrebbero invadere l’Europa e decapitare l’intellighenzia cattolica, ma non riesco a darti ragione su quelle frecce che spieghi riferendoti alle lingue avvelenate dell’illazione e della calunnia.

Per quel poco che ho capito della profezia -perchè tu e la chiesa Fatima la considerate tale- so che se di profezia si tratta essa si avvera, anzi, quando si pensa di averla esorcizzata è proprio il momento buono per la sua realizzazione.

Se a Fatima si parla di frecce, dunque, sono frecce vere e non lingue aguzze, altrimenti Fatima è da buttare. Insomma, una profezia è anche letteralità e per questo anche dietro a un evidente anacronismo, quello delle frecce, si cela il riverbero profetico che non sfugge a qualcuno, uno ad esempio come me.

Sto dicendo, in sintesi, che o a Fatima si sono previste le frecce e tali sono o Fatima è una vostra invenzione e al momento io sono davvero nel dubbio ma al contempo curioso, certo che potrebbe davvero tutto rivelarsi profezia e gli indiani, da sempre gelosi custodi delle loro tradizioni, potrebbero unirsi al redde rationem universale e usarle per vendicare le loro creature abusate, uccise e magari sepolte mezze vive. Frecce vere insomma per una profezia che mi farebbe davvero felice non per lo spargimento di sangue e di sangue innocente, ma per una bellezza che mi ha sempre affascinato: la Parola di Dio che sa fare una cosa sola: compiersi.

Il futuro, se mi vedrà vivo, saprà darmi ragione o torto, ma tu stai in guardia e togli le virgolette a quelle frecce che potrebbero non essere lingue avvelenate, ma scoccate dall’arco di una profezia che diverrebbe, oltre che bellissima, tutta da ridere perchè stavolta, a differenza delle altre, offrirebbe un colpo di scena e una trovata comica geniale che sfocerebbe in un applauso scrosciante.

Ti saluto, Livio: sii prudente.

Così poche

Mi pare che Teresa D’Avila replicò a Gesù che aveva pochi amici perchè lui li trattava male, ma non ho dubbi che le donne nella Scrittura siano poche perchè figlie di Eva.

Non è che Eva fosse cattiva, ma solo tratta dalla carne: quella di adamo creato invece di proposito. Chi conosce anche solo un po’ i glossari biblici sa cosa sia la carne e cosa lo spirito, per cui noi adesso riassumiamo solo in sintesi cosa sia la prima, cioè l’antagonista dello spirito che la deve ben governare perchè la carne è il peggior nemico di se stessa se lasciata incustodita.

Ne è la prova quanto accade in Genesi dove spesso si consuma solo un frutto senza far mente locale su cosa significhi quel gesto. Era sì il frutto dell’albero del bene e del male che Eva, su istigazione del serpente, decise di conoscere, ma lo conobbe in dispregio di un divieto ben preciso, per cui quella carne non ebbe timor di Dio e osò l’impensabile perchè in Eva quel timore non c’è per cui non c’è nella carne. Non contenta, poi, decise di convolgere il marito, dimostrandosi così pervertita e pervertitrice

Non c’è neanche allora da stupirsi se Adamo cadde in un sonno profondo prima di essere generata Eva perchè il sonno della ragione, ieri come oggi, non genera solo mostri ma anche Eva, genera cioè la carne e i suoi impulsi che se non governati dalla ragione si gettano a capofitto in avventure discutibili.

Che cosa sia quella carne, poi, è chiaro anche dal versetto di un salmo (127,3 CEI) forse non ben meditato a dovere in cui sembra che si celebri la donna come “vite feconda”, ed è un’immagine bellissima e reale ma chi conosce la vite sa come deve essere trattata e ancor più potata perchè è un’arrampicatrice nata e se potesse, come in Eden, giungerebbe in cielo e per questo per il serpente fu facile la presa nel suo orgoglio: le è innato.

Dispiace un po’ confondere la carne con Eva e lo spirito con Adamo, ma non lo facciamo di proposito certo che la Scrittra celebri anche la carne, cioè Eva alias la donna, ma poche volte. Ci va di ricordare le Grandi madri della genealogia evangelica che fanno parte a pieno titolo dell’ascendenza di Gesù; le profetesse, Elisabetta e l’abisso di umilità e timor di Dio che fu Maria; come ci piace ricordare le Madri del deserto e con loro quelle che spesso, per essere ammesse nei monasteri maschili, si fingevano uomini per poi disvelare la loro vera identità sul letto di morte quando si preparava la salma per le esequie fra lo stupore di tutto il resto maschile di un monastero frequentato però, nei fatti, da donne tanto la poveretta aveva dato esempio. E da ultimo ci piace ricordare l’ultimo santo della chiesa cattolica: Teresa D’Avila che morì la notte stessa del passaggio dal giuliano al gregoriano come monito ai naviganti che la Chiesa cattolica aveva gettato a mare la sua santità inventando la storia e poi applicandola con la forza e non aveva quindi fanciullescamente rimesso l’orologio.

Insomma non è che siamo misogini, è che abbiamo ben chiaro il perchè di donne la Scrittura ne conta ben poche tanto che, parafrasando san Paolo, potremmo dire che lo spirito vivifica, la carne uccide perchè non ha timore neanche di Dio e se sempre la Scrittura recita che “un uomo fra mille l’ho trovato, una donna fra tutte no” (Ec 7,28) il motivo non può riposare semplicemente nelle sole frequentazioni maschili del tizio.

Non ce l’abbiamo con le donne, no! ma ci pare davvero esagerata la celebrazione di un genere, quello femminile, che ormai ha trasformato i media in un donnaio informe e chiassoso che neppure ha memoria di fatti -quelli biblici- addirittura neanche più conosciuti ma che andrebbero presi in seria considerazione, specie dalle donne che non avrebbero più bisogno di terapeuti, training più o meno autogeni o yoga per conoscersi a fondo bastando la Bibbia, un semplice classico di altri tempi il più delle volte gratuito.

Adesso credo di aver fatto il mio dovere proprio nei confronti del genere femminile per cui, come direbbe De André, “non maleditemi, non serve a niente, tanto all’inferno ci sono già”:

L’ultima collina

Quella che segue è una trama per un libro che non sarà mai scritto, perchè semplicemente forse lo è gia scritto. L’attualità ci parla delle donne, anzi, della donna che raggiunta la parità sembra aver avuta la promessa di qualcosa di più mascherato da meglio e un di più non giustificato se non dal fatto che la storia sinora l’ha condannata al meno.

La rivincita allora è progettata nei salotti e frutto di un rivoluzione che vuole porre al centro della storia e del futuro la donna, ma non prima di aver avuta ragione sull’uomo.

L’ artefice di questo piano di riscatto cosmico del genere femminile ha un nome che pochi ricordano: Papè ed è lui che guida quella che dapprima prende le mosse come radicale rivendicazione, per poi evolversi in rivoluzione.

Ne fanno le spese i millenni passati di società patriarcale che Papè indica come frutto della Bibbia la quale altro non è che la summa del patriarcato. Si attacca Genesi come fucina di ogni colpa perchè ha condannato Eva che nella Nuova Ortodossia appare invece una rivoluzionaria ante litteram benefattrice dell’umanità avendo girato lei per prima la chiave che apre alla conoscenza.

Se nei secoli precedenti si era visto in Genesi il seme della follia umana, adesso si vede il germe del progresso perché in Eden fu mosso il primo passo verso una libertà cosmica. Dì lì a poco sarà un crescendo di richieste e rivendicazioni femminili che Papè gestisce con arte spingendo Eva alla caccia agli angeli, cioè a coloro che ancora sono arroccati nel vecchio ordine e non nella Nuova Ortodossia.

Quella caccia si avvarrà non solo di tutta quanto la scienza e la tecnologia possono mettere a disposizione, ma anche di ogni perversità e pochissimi angeli, soli e raminghi, possono sfuggire.

Tolta di mezzo ogni resistenza, il piano di Papè è prossimo alla realizzazione perchè ormai la nuova Eva è divenuta padrona della scena mondiale e della storia avendo piegato Adamo al nuovo ordine. Un’umanità matriarcale è adesso possibile e l’uomo ne è la vittima per una rivoluzione totale.

Prossima al suo riscatto, la nuova Eva però non capisce che ciò che ha distrutto è solo se stessa e il suo genere, perchè Papè, pazzo, invasato o genio che sia, ha un suo piano mai rivelato e la nuova Eva ne è solo lo strumento.

Come in Genesi ci fu la promessa che Adamo ed Eva sarebbero stati Dio, così ora c’è, come allora, la speranza mai rivelata di Papè di sostituirsi a Dio, per cui il suo piano non può avere successo senza l’adorazione del nuovo Adamo nel cui intimo inabita ancora lo Spirito, perchè anche Papè cerca veri adoratori “in spirito e verità” (Gv 4,23).

Papè sa che Eva è tratta dalla carne di Adamo e per questo è carne. E’ Adamo quindi ciò che Papè vuole per sostituirsi completamente a Dio e sedersi sul Suo trono. Quando avrà ottenuto questo, la maschera con cui sinora aveva celato la sua vera identità cade e ciò che fu una caccia agli angeli diverrà una caccia ancora più spietata alla donna, da sempre in realtà odiata visceralmente e per questo solo usata.

Come in Genesi, sarà troppo tardi quando Eva capirà l’errore e ne rimarrà solo una di lei che in una giornata grigia e fredda, sulla cima di un’ultima collina spazzata dal vento, sentirà salire alla memoria come un oscuro ricordo l’incipit di un’ antica preghiera, cioè Padre nostro che sei cieli e griderà a Dio non per far salva la propria vita ma l’esistenza di un genere: quello femminile.

Il vento aprirà un varco nella fitta coltre di nubi lasciando filtrare un raggio di sole che la illumina ed Eva si perde in un pianto dirotto.

Un mio amico meccanico scrive libri e uno di questi lo ha titolato “Scrivo per non dimenticare”, io faccio altrettanto certo che si può mentire a tutti, ma non a se stesse o almeno così credo.