La chiave di Davide: la cronologia di un regno e la ghematria di un simbolo

La “chiave di Davide” che Ap. 3,7 evoca ha dato adito a molte suggestive interpretazioni, di cui crediamo non sia opportuno fare qui una sintesi, poichè il web ne è ricco di sintesi. Crediamo, invece, che sia opportuno chiedersi in cosa si concretizza, crediamo cioè opportuno chiedersi se sia possibile andare oltre il simbolo. Sarei tentato di partire dalla conclusione, ma credo sia meglio introdurre l’argomento per gradi, facendo riferimento a un “tempo biblico”: 490 anni.

Dall’esegesi sappiamo che 490 anni caratterizzano la profezia delle settanta settimane di di Dn. 9,24; da questo blog sappiamo però che questo tempo caratterizza anche altri passi dell’Antico e del Nuovo Testamento; anzi è la misura che collega il quadro cronologico del primo al secondo.

Infatti le 14 generazioni matteane che ripartiscono la storia da Gesù a Babilonia e daBbabilonia a Davide sono 14 generazioni di 35 anni, cioè un arco di 490 anni ciascuna. Che da Babilonia a Davise siano, con ottima approssimazione, 490 anni (in realtà 485 anni) è possibile verificarlo sommando tutti i regni che da Babilonia si avvicendano fono a Davide, ovviando però ai calcoli del deuteronomista facendo riferimento alla scaletta basata sull’anno di accessione che lo stesso deuteronomista offre (vedi la cronologia di Dio). Questo prova che le tranches di 14 generazioni presentate da Matteo 1,17 hanno sì un valore genealogico, ma anche uno cronologico, sebbene presentino un problema nell’ultima tranches che ci parla di Abramo. Questo valore cronologico si riassume in 490 anni.

Ma questa cifra ricorre anche nel’esegesi di Teodoreto di Cirro che utilizza fuori contesto lo schema cronologico della profezia delle settanta settimane, calcolando le prime 69 settimane delle 70 profetiche (490 anni) dal XX° di Artaserse al battesimo di Gesù.  Al di là dei calcoli (chi fosse interessato apra il link sopra) è importante far notare che “il metro” dei 490 anni era conosciuto dai Padri, i quali lo utilizzavano per aprire non solo le profezie, ma anche per comprendere specifiche cronologie, quali il battesimo di Gesù e l’inizio del ministero pubblico.

Da ultimo credo sia opportuno anche ricordare che questo post, in cui credo di aver dimostrato che i 490 anni anni in questione stanno alla base di calcoli che permettono, non solo di datare l’inizio della predicazione di Giovanni (dunque l’inizio del Regno se i profeti e la legge giungono fino a Giovanni; dopo è annunciato il Regno, come riporta lc. 16.16) ma di far incrociare alla perfezione il “tempo profetico” con quello storico se la datazione di Lc.3,1 conduce al 28 d.C. come suggerisce l’esegesi (CEI 2008, vedi nota) e come ho dimostrato nel post sopra lnkato.

I  quattro esempi riportati sono uniti da un unico comune denominatore: i 490 anni permettono di collegare la cronologia vetero testamentaria alla neo testamentaria. Essi sono la chiave che apre l’Antico al Nuovo Testamento e viceversa. Non esiste, mi pare, un’altra chiave ed è per questo che Ap. 3,7 ci parla della “chiave di Davide”, in cui il valore ghematrico di κλείς Δαυίδ è 490 se sommiamo la ghematria di κλείς e Δαυίδ.  490 anni sono dunque un tempo profetico, una misura aurea, la “chiave di Davide”, ma più ancora pare essere la “chiave del regno”

L’imbarazzo di una teoria: CEI 2008 e la nota a Ez. 4,5

 

tappetoQuando un passo è controverso, ovvio che sorga l’imbarazzo. Questo è ancor più vero se la natura del passo è cronologica, quando cioè sono presenti cifre discordanti in un contesto già di per sè difficile (in questo caso una profezia). Ezechiele 4,5 è uno di questi, perchè non solo presenta cifre discordanti, ma è pure una profezia.

L’evidente imbarazzo dell’esegesi cattolica è testimoniato dal fatto che l’edizione CEI 1974 della Bibbia riporta delle cifre; l’edizione 2008 altre cifre. Infatti se nell’edizione del 1974 gli anni d’esilio d’Israele sono 190, nell’edizione 2008 gli anni divengono 390, essendosi essa allineata all’esegesi e al testo ebraici.

Pensiamo che l’edizione di riferimento per il mondo cattolico sia CEI 2008 e dunque è ad essa che dedicheremo il post, cercando di dimostrare come da delle premesse fallaci si sia giunti a dei conti semplicemente improponibili. Il nostro punto di riferimento sara la nota ad Ez 4,5-6 che citeremo per intero per poi analizzarla conti alla mano, non prima però di aver citato anche la profezia d’Ezechiele, nella quale leggiamo

Mettiti poi a giacere sul fianco sinistro e io ti carico delle iniquità d’Israele. Per il numero di giorni in cui giacerai su di esso, espierai le sue iniquità: io ho computato per te gli anni della sua espiazione come un numero di giorni. Espierai le iniquità della casa d’Israele per trecentonovanta giorni.
Terminati questi, giacerai sul fianco destro ed espierai le iniquità di Giuda per quaranta giorni, computando un giorno per ogni anno. (CEI 2008)

La nota a questo passo così spiega quelle cifre e quella profezia

io ho computato per te gli anni: il numero 40 indica un periodo lungo, ma con un termine; è cifra usata per descrivere un tempo di castigo del popolo … Il numero 390 va forse inteso come somma di 40 e 350 (all’incirca gli anni che passarono dalla divisione del regno dopo Salomone, nel 931, fino alla caduta di Gerusalemme, nel 587). Nell’antica versione greca dei LXX al v. 5 si legge invece il numero 190, che potrebbe essere inteso come la somma di 40 e 150, con un riferimento agli anni trascorsi tra la caduta di Samaria, nel 722, e quella di Gerusalemme.

 

La spiegazione data al passo -in particolare alle cifre- sin dall’inizio appare confusa, perchè introdotta da un “forse” e da un “all’incirca” che da soli gettano pesanti ombre sull’affidabilità dell’impianto cronologico che si crede di aver spiegato.

A questa incertezza di partenza si aggiungono dei calcoli che se impugnati dimostrano l’inattendibilità del quadro cronologico e profetico che si voleva ricostruire. Infatti non solo non si tiene conto che Ezechiele ha ben distinti i destini di Giuda e Israele, ai quali riserva 40 e 190 anni di espiazione.  Il conto, però, pare volerci far credere che tali cifre facciano parte di un unico insieme cronologico e profetico, dimenticando però di spiegare il senso di quei 350 anni che dovrebbero intercorrere dallo scisma e alla caduta di Gerusalemme nel 587 a.C.

Avendo il profeta ben distinto gli ambiti, ha anche ben distinto non solo  le cifre, ma ancor prima le sorti di Giuda e Israele, le quali non si possono considerare simili. Infatti assumendo quei 350 anni dallo scisma alla caduta di Gerusalemme, come si può spiegare la caduta di Samaria e la fine del regno d’Israele? Il conto avrebbe avuto un senso se quei 350 fossero stati calcolati dallo scisma alla caduta di Samaria, è allora che saremmo rimasti nell’ambito storico del regno del nord, mentre la spiegazione data non tiene in nessun conto che Giuda e Gerusalemme sono, agli occhi del profeta, una cosa; mentre Israele e Samaria un’altra.Con quanto appena detto abbiamo spiegato quel dubbioso “forse” che ricorre nella nota del testo CEI 2008; adesso non rimane che spiegare quel”all’icirca” che lo accompagna.

Per farlo ricorreremo al semplice conto che separa il 931 a.C. (data riportata dalla nota) all’esilio di Giuda, cioè alla caduta di Gerusalemme avvenuta nel 587 a.C. (vedi nota citata). ). 931-587 è uguale a 344 e ciò genera una differenza di 6 anni dai 350 ipotizzati dalla nota stessa. Un’approssimazione di 6 anni in un quadro cronologico è assai rilevante, almeno tanto quanto basta a inficiare il calcolo, già di per sè -lo abbiamo visto- difettoso nelle sue premesse. Dunque non solo quel forse nasconde l’approssimazione sotto il tappeto, ma pure quell'”all’incirca” cerca di nascondere quello che per sua natura sarebbe impresentabile.

A fronte di questa esegesi, mi sento di offrire il quadro cronologico e profetico che è possibile tracciare con la cronologia di Dio, cioè con l’intero lavoro che questo blog ha compiuto. Esso ha uno dei suoi cardini nella caduta di Samaria, la quale -è bene ricordarlo- non è stabilita a priori, ma è frutto di calcoli su calcoli che partono dal 70 d.C.; riconsiderano l’anagrafe di Gesù; calcolano Matteo 1,17 come un arco di 490 anni e giungono ai Re, circa i quali offre tutta una nuova datazione dei regni. Capite che l’anno della caduta di Samaria è una conclusione necessaria e quell’anno è il 638 a.C.

Alla stessa stregua questo blog ha stabilito la fine dell’esilio nel 447/8 a.C. e dunque è possibile fare un semplice conto per capire se la profezia di Ezechiele 4 s’innesta in esso. Prima di calcolare credo che si debba anche dire che noi assumiamo le cifre di CEI 1974 che fa riferimento alla versione greca dei LXX, cioè assume 190 anni d’espiazione per Israele. Adesso possiamo contare e vedere che 638-190 dà esattamente 448, cioè il 448 a.C. che la cronologia di Dio da sempre indica come l’anno della fine dell’esilio secondo i calcoli di Daniele (per valutare nel loro insieme queste due date vedi tabella).

Non crediamo che tanta precisione sia frutto del caso, ma in ogni qual modo vogliamo dimostrare che ad essa si aggiunge anche un preciso calcolo che riguarda la fine dell’esilio di Giuda, il cui inizio fu, sempre secondo la cronologia di Dio nel capitolo che prende in considerazione i calcoli di Ezechiele, nel 505 a.C. anno della caduta di Gerusalemme (diversamente Daniele che colloca l’inizio dei 70 anni d’esilio nel 517 a.C. ed è per questo che la data ultima e definitiva per qualsiasi calcolo relativo all’esilio è il 447/8 a.C. come abbiamo visto per i 190 anni d’espiazione di Israele).

Se togliamo 40 anni al 505 a,C. otteniamo il 465 a.C. che fu anno sabbatico, se Soggin, luminare e studioso di fama internazionale, non ha sbagliato i suoi conti quando ha stabilito l’anno sabbatico di riferimento nel 163/4 a.C., e che precedé di anno il rientro di Esdra nel 464 a.C., cioè il settimo di Artaserse (Esd, 7,7), quando la cronologia di Dio colloca il primo anno di regno di questo re nel 471 a.C. Infatti (465-164) : 7 = 43 che è il multiplo di 7 che rende possibile stabilire l’anno sabbatico del 465 a.C. (per gli anni sabbatici e giubilari (vedi tabella).

Concludendo credo che possiamo  dire che la scelta operata da CEI 2008, cioè quella di allinearsi con l’esegesi ebraica, non è stata felice; non è stato felice allontanarsi dalla LXX per avere in cambio un quadro profetico e cronologico caratterizzato non solo dai dubbi iniziali, ma anche e più da un’approssimazione pesante che -lo ripeto- si è cercata di nascondere sotto il tappeto dei “forse” e dei “circa”

La predicazione del Battista e gli albori del Regno

giovanniC’è una storia nella storia del Vangelo di Luca: la storia del Regno di Dio. Le grandi linee -che vedremo essere profetiche- Luca le traccia in Lc. 16,16 in cui leggiamo

La legge e i profeti fino fino a Giovanni; da quel tempo è annunciata la buona notizia del regno di Dio

L’evangelista ci suggerisce, riportando le parole di Gesù, le tappe fondamentali di quel regno, la sua cronologia. Propone allora un tema affascinante: quando è iniziato il regno di Dio? Quando si sono superati profeti e Legge? E’ possibile stabilire una data esatta?.

Finora le risposte a questi interrogativi non solo non sono univoche, ma si avvalgono del metro storico che fa perno sul quindicesimo di Tiberio Cesare (cfr. Lc. 3,1)  che segna l’inizio della predicazione del Battista, il quale a sua volta segna, come suggerisce la citazione, l’avvento del Regno.

Ma è il metro storico quello che può dare risposte alla profezia? Può il metro storico penetrare i segreti del Regno? No, esso può solo darci una coordinata, non descriverci il viaggio, il progresso del Regno. Viaggio che certamente -lo dimostreremo- inizia nell’Antico Testamento e si conclude, rinnovandosi, nel Nuovo Testamento.

Cercheremo, allora, di descrivere la parabola del Regno, sforzandoci di essere sintetici, perchè se affrontassimo il tema nella sua complessità, esso diverrebbe estremamente complesso e lungo. Ci affideremo allora di volta in volta ai link i quali indirizzeranno il lettore ai singoli problemi che questo blog crede di aver già affrontati e risolti, in maniera tale che la comprensione non sia pregiudicata dalla sintesi.

Sappiamo dalla cronologia di Dio e dalla tabella delle date notevoli che il primo anno di regno di Artaserse fu il 471 a.C. Come sappiamo (vedi qui) che laddove noi leggiamo Ciro, l’originale cronologico biblico scriveva  Artaserse. Ricordare questo è necessario, perchè in Esd. 1 leggiamo che fu nel primo anno di Ciro (Artaserse) che fu bandito l’editto per il ritorno e la ricostruzione del tempio.

Sappiamo anche che i 40 anni d’esilio di Giuda si concludono, seguendo la profezia di Ez 4, nel 465/4 A.C. perchè il profeta considera l’anno della caduta di Gerusalemme avvenuta nel 505 a.C (vedi tabella date notevoli e la cronologia di Dio) e dunque quei 40 anni terminano nel 465/4 a.C. I 7 anni che separano l’editto del rientro (471 a.C.) da questa data. sono giustificati non solo dall’organizzazione di un rientro massiccio ciascuno alla sua città (Esd. 1), ma anche dalla presenza di un censimento della popolazione (Esd. 2). E’ solo dopo tutto questo che è possibile parlare di “rientro” e termine dell’esilio (tanto è vero che il settimo anno di Artaserse, il 464 a.C. rientra anche Esdra, segnando la fine della schiavitù babilonese  (Esd. 7,7-8).

Tuttavia se questa premessa è necessaria per ricostruire un quadro cronologico comprensibile, non è quella esatta, perchè le fondamenta del tempio si gettano il secondo anno del rientro compiuto (Esd. 3,10), dunque si gettano nel 463/2 a.C. E’ molto importante ciò, perchè noi crediamo nel parallelismo tra le fondamenta del secondo tempio e le fondamenta del nuovo tempio che fu ed è Gesù (cfr. Gv. 2,21). Fu la predicazione del Battista che segnò, da una parte, l’avvento del Regno; dall’altra la costruzione del nuovo Tempio (Cristo), di cui la predicazione giovannea getta, appunto, le fondamenta, come a suo tempo furono gettate quelle del tempio post esilico.

Ecco allora perchè se all’inizio abbiamo parlato dell’avvento del Regno, adesso abbiamo esaminata la cronologia del secondo tempio e le sue fondamenta, perchè se le fondamenta del secondo tempio giocano un ruolo fondamentale nel parallelismo di cui sopra parlavamo, altrettanto lo gioca la predicazione del Battista,  tanto che è assolutamente indispensabile capire quando tale predicazione ebbe inizio. Essa è possibile datarla tenendo conto di quel 462 a.C., che abbiamo precedentemente esaminato e calcolato, a cui applicheremo un tempo profetico, cioè 490 anni

I 490 anni non solo ricorrono in Mt 1,17, laddove leggiamo che da Gesù fino a Babilonia passano 14 generazioni di 35 anni anni ciascuna (14X35=490, vedi la cronologia di Dio per le ragioni di questo calcolo); ma esso, inoltre, ricorre pure in Dn 9,24 in cui sono la risposta di Gabriele alla sua ricerca circa la cronologia dell’esilio come descritta da Geremia (Dn.. 9,2), al quale Gabriele stesso risponde con la profezia delle 70 settimane, cioè con il lasso di tempo di 490 anni, Infine quello stesso arco di tempo è conosciuto dai Padri (Teodoreto di Cirro, Commento a Daniele) i quali calcolano che dal ventesimo di Artaserse al battesimo di Gesù passino i 483 anni (69 settimane di anni) dei 490 profetici. Tutto ciò io credo provi che tali anni sono un “metro profetico” e non una cifra casuale scelta in base alla necessità.

Credo che si debba anche dire che in qualche maniera c’è un legame tra Geremia/Daniele e il Battista, legame che Lc. 3,1.mette in evidenza: Infatti leggiamo

Nell’anno decimoquinto dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilène

Da questa citazione possiamo a mio parere comprendere che Luca apre in fondo il suo Vangelo con una nota storica solenne, la cui struttura richiama Ger, 1, quando sia Geremia sia Il Battista sono entrambi chiamati al ministero profetico sin dal seno materno. Ecco allora perchè Luca propone la nota cronologica citata sulla falsa riga di Geremia.

Ma torniamo ai conti. Abbiamo detto che a quel 462 a.C. in cui si gettarono le fondamenta del tempio si devono aggiungere i 490 anni profetici per ottenere l’anno in cui si gettarono le fondamenta del tempio del regno di Cristo. Tale calcolo, però, deve incrociare la note storica, deve cioè individuare quel quindicesimo di Tiberio Cesare, circa il quale sappiamo che assunse il comando dell’impero alla morte di Augusto, cioè nel 14 d.C.; per cui il quindicesimo anno di regno di Tiberio cade -a detta di storici ed esegeti (cfr. CEI 2008) – nel 28/29 d.C. Ed è questa stessa data che il nostro calcolo deve individuare, a meno che la presenza di percorsi cronologici diversi e provati ci conducano ad altre conclusioni.

Non rimane che contare, allora: 490-462=28, cioè, di nuovo il 28 d.C., data che non solo avvalora la nostra ricostruzione, ma che incrocia alla perfezione quanto sinora sostenuto dalla maggioranza degli studiosi. Essa verosimilmente segna l’inizio della predicazione del Battista e l’avvento del Regno, cioè il superamento dei profeti e della Legge per far posto, come abbiamo detto, al Regno .

Ci sarebbe molto altro da dire, basti pensare alla perfetta storicità del Vangelo di Luca, la cui cronologia è ben lungi dall’essere -come si dice e si scrive- un copia/incolla da un’approssimata cronologia marciana. La solennità e la perfezione di Lc 3,1 e Lc. 16,16 è richiesta dal momento e in questo Luca si comporta da perfetto storico che ha colto l’importanza del momento stesso. Questo non deve sorprendere in un Vangelo che sin da subito si presenta come “accurata ricerca” e “resoconto (storico) ordinato” (Lc. 1,3).

Concludo dicendo che sinora la spinosa questione di Lc 3,1 è stata affrontata con il piglio dello storico, ma la profondità e i segreti che la caratterizzano necessitano, per la comprensione, anche del metro e della sensibilità profetici.

Importante: vedi anche “La chiave di Davide