Solo gli asini volano

Una cosa breve sul Natale, ma altamente simbolica trattandosi del presepe che Francesco istituì a Greccio.

La cattedra più illustre che sinora lo ha spiegato è quella di Ratzinger che pesca, come tutti, un versetto (Is 1,3) in cui, a caso, compare il bue e l’asino, cosicché il Bue diviene la Legge, l’asino non ricordo.

Nessuno però ha notata la finezza di Francesco che con quel bue e con quell’asino ci parla di un ricovero davvero di fortuna: una stalla che altro non si era riusciti a trovare.

Non è dunque un Natale illustre, anzi, sì lo è perché la compagnia del bue e dell’asino apre i vangeli sebbene peschi in Isaia, cioè il Nuovo e non l’Antico Testamento, come appunto si scrive.

Quel bue, infatti, è Luca, il Dottor Luca, la cui scienza lo fa forte, forte come un bue nel mondo, quello dei colleghi altrettanto intellettuali. Luca sa parlare, ma ancor più sa scrivere e scrive, infatti, all’impero, a Tiberio in persona nel 35 d.C.

Luca è una delle due colonne del Vangelo, l’altra è Giovanni, per cui l’asinello, cioè il servo dei servi, colui che facendosi il più piccolo è in realtà il più grande (Mc 9,35).

Se Luca è la mente, Giovanni è la mente che si rivolge al cuore di Gesù (Gv 13,25), perché ci sarà pure la dimensione intellettuale, in primis storica, lucana di Gesù, ma poi, ma sopra, c’è quella emotiva, affettiva, in una parola cardiaca che batte.

Ci sono Luca e Giovanni, dunque, nella stalla, ma tra i due è l’asino che si è fatto il più piccolo di tutti evangelicamente, per questo è il primo.

L’unico a sfidare la passione; l’unico a ricevere Maria in madre; il primo a credere (Maddalena vede) nella resurrezione; il primo a riconoscerlo a Tiberiade e l’unico a non morire (Gv 21,22).

Quella stalla, quindi, fa luce su una questione ancora aperta, ma perché dimentica che solo chi si fa servo di tutti sarà in realtà il più grande.

Ecco perché solo gli asini volano e Francesco li aveva visti ben chiari in cielo