Luca, la genealogia di un tempio

Ieri abbiamo visto che la genealogia lucana e ben lungi dall’essere una lista di antenati di Gesù. Lista, tra l’altro, per noi sbagliata nel senso e nella natura, perché non esprime una primogenitura, cioè una discendenza di sangue, ma profetica, in cui il tempio ha un ruolo centrale che non sappiamo al momento se unico.

Questo ruolo è già emerso nel post linkato sopra, dove la generazione di Giuseppe si collega a quella di Gesù e da Lui a Salatiel nel 506 a.C. per un ambito generazionale che procede secondo una metrica di 161 anni esatti, cioè da Giuseppe a Gesù ne passano 161 e da Gesù a Salatiel altrettanti.

Tutto ciò ci dice che la somma di tutti quegli anni ha un multiplo di 7 ed è 46, un 46 assolutamente biblico (vedi tavola) se non fosse altro perché il dialogo tra i farisei e Gesù al tempio conosce quell’unica cifra che riassume gli anni necessari alla ricostruzione post esilica e l’anagrafe di Gesù stesso, nuovo ναός.

Dunque è una tempistica sabbatica quella che emerge e si colloca laddove deve essere: al tempio, un tempio che scandiva il “tempo”, talvolta la storia stessa di Gerusalemme, come abbiamo visto e come abbiamo illustrato quando ci siamo occupati della costruzione della porta superiore del tempio che di nuovo, adesso, entra in gioco perché essa fu dedicata nel 668/667 a.C. (datazione doppia, non approssimazione) laddove cioè si colloca (vedi tavola in calce) la generazione non a caso di Gesù, Lui porta del tempio, stando a Gv 10,9 tanto che noi a suo tempo scrivemmo che la pericope del Buon pastore non vede la sua location sotto il porticato di Salomone, ma alla porta superiore del tempio, per un falso, l’ennesimo.

Il tempio, però, emerge anche da un altro calcolo che riscrive totalmente il senso della genealogia lucana che abbiamo detto non essere primogenitura, non sangue, ma profetica illuminando il tempio. Essa, cioè la genealogia, si apre con Davide, è vero, ma a lui succede Natan indicato come “figlio”, ma in realtà, secondo noi, fu il profeta Natan che non a caso un artefice, perché latore della voluntas dei (2Sam 7,23) circa l’iniziativa di Davide di costruire il tempio.

Natan si colloca, all’interno della genealogia, nel 966 a.C., mentre la nostra tempistica del tempio, l’unica che permetta l’armonia che tra poco spiegheremo, vede le sue fondamenta gettate nel 945 a.C., mentre la sua dedicazione nel 938 a.C.

Tutte queste date non a caso si muovono secondo una simmetria a base di 7. Infatti dal 966 a.C. si giunge al 945 a.C. per un multiplo di 21 che è 777; mentre dal 966 si giunge alla dedicazione del 938 a.C. per u multiplo di 28 che è 7777 dicendoci che la perfezione del primo tempio fu profezia, come fu profezia la sua assoluta perfezione raggiunta nel 668/667 a.C. quando si dedicò la porta superiore del tempio, unica modifica strutturale all’edificio cultuale da Salomone a Erode, perché essa doveva esprimere certamente Gesù, se la sua generazione si ferma lì, a quell’evento, ma doveva esprimere anche una profezia che, unico caso sinora incontrato, divenne architettonica, cioè una “gloria” che i sensi potevano mirare e toccare, insomma ciò che Giovanni scrive nel suo Prologo


E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre,
pieno di grazia e di verità.

Tutto questo ci dice che tra Luca e Giovanni corre un entente cordiale sinora sconosciuto, perché l’uno mappa generazionalmente ciò che l’altro rende teologico, per un “corpo” e “anima” di un Dio fatto carne, come a suo tempo si fece tempio, solo che quest’ultimo era pietra, cioè Legge: l’altro carne, cioè misericordia.

Il Prologo c’introduce, insomma, in quell’edificio; la genealogia di Luca invece spiega; mentre 2Sam 7,23 riassume, perché il 7 è il numero simbolo di quel tempio e di quella croce (σαυρός, 777 ghematrico) e il 23 la metrica di quelle generazioni che accolgono l’Emmanuele, il “Dio con noi”, prima tempio, poi Gesù.

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Luca: gli anni sabbatici di una genealogia

Di alcuni post abbiamo scritto che hai mente un taglio e poi esso cambia repentinamente senza sapere neanche perché. Di altri invece non sai cosa fare perché tutto ti appare neanche importante, ma addirittura fondamentale.

Penso che in questi casi la cosa migliore sia mettere il lettore, attento, nelle condizioni di capire e scegliere il taglio che lui darà a una sua ulteriore ricerca, quando questo post davvero abbonda di temi ed è materia per noi ingestibile amministrando un blog che vuole far bene, ma non può fare meglio, perché un conto è occuparsi di ciò che si sa: un conto è conoscere di volta in volta

Infatti sarebbe da riconoscere la linea guida in Luca e la sua genealogia; oppure Gv 2,20, ma che ne è della cronologia dei Re o degli anni sabbatici che sono altrettanto importanti nell’economia del post?

Capite che dovrei impugnare di nuovo argomenti pesanti e il post sarebbe ingestibile sia riscrivessi tutto da capo, sia se ricorressi ai link i quali, se presenti in una frequenza “normale” aiutano, quando invece si succedono l’uno all’altro rendono illeggibile il post stesso.

Bene, allora, vado giù dritto nella speranza che il lettore comprenda il concetto e sappia divertirsi ad libitum perché il post promette davvero bene.

Ci è venuta la voglia d’incrociare la genealogia lucana con i regni di Giuda, re e regno, per avere una mappa degli antenati di Gesù lungo tutto il regno di Giuda.

Poi l’abbiamo osservata prendendo spunto ora dai nomi propri; ora dalle date e dall’incrociare gli uni con le altre è venuto fuori un giochetto davvero interessante. La tabella ricavata è in calce.

A noi hanno colpito subito Giuseppe, Gesù e il 506 a.C. I primi due è ovvio: padre e Figlio, il secondo invece ci ha ricordato Ger 34,8-11 e l’anno sabbatico precedente di due anni la caduta di Gerusalemme.

Sappiamo inoltre che quella caduta e il conseguente esilio possono essere datati o nel 505 a.C. o 504 a.C. perché il regno di Giuda durò 484 anni e 6 mesi e questo costringe ad approssimare o in eccesso (504 a.C.) o in difetto (505 a.C.). Va da sé che qui si apre tutta una cronologia che ci parla di Gesù e del Cristo, ma soprassediamo per i motivi su esposti.

Ecco, adesso siamo in grado di ragionare e cogliere il senso di un calcolo sorprendente che unisce Giuseppe a Gesù e Gesù al 506 a.C. Consultando infatti la tabella in calce, vedrete che Giuseppe si colloca nel 828 a.C.; Gesù nel 667 a.C. e poi viene il 506 a.C.

In pratica questo significa che sono separati da 161 anni esatti. Infatti:

828-667=161

667-506=161

Sia il 161 che la sua somma (322) sono divisibile per 7, cioè per la scala sabbatica che infatti ricorre nel 506 a.C. che abbiamo scritto essere l’anno sabbatico che precede di 2 anni la caduta di Gerusalemme del 504 a.C.

Dunque si apre una cronologia sabbatica che vogliamo sapere dove ci conduce qualora dividessimo quel 322 che collega Giuseppe al 506 a.C. per 7.

Tale calcolo ha un resto zero, è vero, per cui è importante notarlo, ma ancor di più è importante notare che è 46 il multiplo ottenuto, quando il 46 è il numero forse più importante (vedi categoria) di tutta quanta la Bibbia se non fosse altro perché L’Antico Testamento si compone di 46 Libri.

Ma c’è di più, Gesù aveva 46 anni al tempo del dialogo con i farisei tenutosi al tempio, per un tempio che aveva richiesto 46 anni per la sua ricostruzione (Gv 2,20).

Ma questo non può non essere in relazione con quel 506 a.C. sabbatico che prelude alla distruzione del primo tempio se ne precede la rovina di due anni e se Gesù al tempio invita proprio alla distruzione, come distrutto fu il primo.

Ecco allora che nella genealogia lucana si cela quanto solo in nuce Giovanni esprime. Non sappiamo quale ruolo abbia Giuseppe antenato di Gesù nella genalogia lucana, di certo sappiamo quale sia quello di Gesù e del 506 a.C.: prefigurare una rovina che forse ebbe la sua origine in un calendario sabbatico che noi sappiamo, assieme a quello giubilare, aver scandito le tappe più importanti della storia di Gerusalemme e avvenimenti unici, come la costruzione della porta superiore del tempio.

Forse, però, non sappiamo fino a che punto si spinga in profondità tale calendario se presta la sua “opera” alla profezia. Infatti come il preludio alla rovina del primo tempio fu dato dall’anno sabbatico 506 a.C, così del secondo che in un dialogo tenuto nel 31 d.C. vide scritta la sua sorte.

Come ho scritto, entreremo in un mare magnum perché quel dialogo riassume tutta la Legge minacciando il tempio e per questo, ora che abbiamo finito il post ed abbiamo riflettuto scrivendo, possiamo dire che forse il leitmotiv è Gv 2,20, cioè un dialogo tutt’ora aperto se alla luce di quanto sopra alcuni si ostinano a indicare un 33 d.C. per la crocefissione, immaginando l’impossibile: un ministero pubblico di un annetto sebbene 3 evidenti Pasque se non quattro, per una sorpresa davvero grossa.

Re di Giuda e genealogia lucana

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