Omelie funebri

E all’angelo della chiesa in Sardi scrivi: queste cose dice colui che ha i sette Spiriti di Dio e le sette stelle. Io conosco le tue opere; tu hai la reputazione di vivere, ma sei morto. (Ap 3,1)

Il blog forse ha sempre avuta la presunzione di leggere e indirizzare le lettere di Apocalisse alle singole chiese non di allora, cioè quelle degli anni di Giovanni, ma a quelle tuttora esistenti e officianti. E’ così che Sardi diviene la chiesa o le chiese del mondo anglosassone e Pergamo, la mia, la chiesa d’Italia.

Della Chiesa di Sardi ce ne siamo occupati più volte e l’ultimo post ad essa dedicata è l’immaginaria lettera a Carlo III che abbiamo eletto a simbolo del mondo anglosassone. Adesso, immaginando che quell’ultima lettera sia stata recapitata, vorremmo spiegare un passo che forse a molti è apparso simbolico, metaforico insomma lontano dalla realtà e per questo non compreso.

La citazione posta in apertura aiuta a comprendere che, in fondo, si tratta di un solo aggettivo, cioè “morto”, perchè quell’angelo ha la reputazione dei vivi, ma agli occhi di Dio è morto. Perchè? Se come al solito si parla di una simbolica morte spirituale, ciò non toglie che siamo tenuti a comprenderne le cause, se non fosse altro perché solo così sapremo quando, agli occhi di Dio, siamo vivi.

Per comprendere il fatto dobbiamo scivolare in un celebre passo matteano, quello che ci parla delle “porte degli inferi” (Mt 16,18), come dobbiamo anche tenere presente la lettera a Pergamo in cui si cita Antipas. In entrambi i passi la ghematria gioca un ruolo fondamentale, perché in greco πύλαι ᾅδες e Ἀντιπᾶς hanno un valore di 537 per le prime, 448 per il secondo.

Cronologicamente quelle cifre significano l’editto di Ciro (538/537 a.C.) per la cronologia ufficiale; mentre la seconda cifra significa l’anno esatto della fine dell’esilio babilonese seguendo la cronologia del blog, ma in entrambi i casi convergono sulla fine dei 70 anni di esilio del popolo ebraico per cui appartengono allo stesso contesto storico. Detto questo non rimane altro che penetrare il simbolo delle une e dell’altro per comprendere appieno la differenza che si genera.

Le porte degli inferi altro non sono che la morte e chi le varca è morto, quindi chi le assume, cioè chi assume quel 538/537 a.C. varca quelle soglie.. Una chiesa che adotta la cronologia che comprende quell’anno è una chiesa magari ritenuta viva, ma agli occhi di Dio è morta. In particolare lo è perchè adotta non la cronologia biblica, ma quella del mondo per cui è morta alla fede chiunque essa sia.

Diversamente per il 448 a.C. il simbolo ci guida ad Antipas, cioè al “fedele testimone” (Ap 2,13) non morto, ma “messo a morte” proprio perché vivo. Infatti quel 448 a.C. per la fine dell’esilio Babilonese non è una data a se stante ma regge la profezia, in particolare quella delle 70 settimane, profezia cristologica per eccellenza a detta dei Padri.

Infatti, sintetizzando, è dal 448 a.C. che è possibile ricostruire non solo tutta la profezia, ma ordinare, conti esatti alla mano, l’intero asse cronologico biblico dalla fine dell’esilio fino al 38 d.C. quando Caligola profana il tempio gerosolomitano con la sua immagine dando luogo all “abominio della desolazione” nella metà esatta dell’ultima settimana profetica prevista da Daniele.

Questo significa che se da una parte, cioè con il 538 a.C., varchiamo le porte degli inferi e ci addentriamo nella morte e nella menzogna, con il 448 a.C. percorriamo “la via, la verità e la vita” (Gv 14,6) perché Antipas è tutto questo.

Il fatto che l’angelo sia ritenuto vivo dal mondo ma che in realtà sia morto agli occhi di Dio significa allora che anche lui o lei, se si tratta di una confessione religiosa, ha adottato il mondo e la sua storia in particolare la sua cronologia che uccide la profezia, uccide lo Spirito, uccide, in una parola, proprio la storia, cioè la verità in primis storica e scientifica a favore di una menzogna che si sa tale perché in Sardi ci sono alcuni che “non hanno macchiato le loro vesti” (Ap. 3,4) cioè non si sono disonorati spacciando e insegnando ciò che loro stessi sanno falso ma “quello paga”, la verità un po’ meno.

Non è possibile infatti che certe cose siano insegnate da un blogger e non dalle alte cattedre: la preparazione, i mezzi e il prestigio rendono semplicemente assurdo che io sappia, loro no. I grandi cattedratici non sono solo più intelligenti, non solo hanno più mezzi ma hanno dalla loro una professione tale che li obbliga a sapere perchè io, che dedico a questi temi i ritagli di tempo, ho capito e come può, allora, chi ha fatto di tutto ciò una professione non sapere? quante sciocchezze hanno incontrato? quante assurdità? quante falsità? possibile che non siano riusciti a trovare il bandolo di una matassa per uscire da quell’inferno o almeno non entrarci?

No, hanno macchiato le loro vesti, si sono venduti alla menzogna e quella loro per primi vendono, mentre coloro che in Sardi non hanno macchiato le vesti magari tacciono o come Robert Newton denunciano Il crimine di Tolomeo (qui e qui) mettendo a rischio la carriera, ma facendo salva l’anima e l’onore.

Ecco perchè quell’angelo è vivo per il mondo ma morto alla fede e a Dio. Ecco perchè tutte le confessioni cristiane che adottano il 538/537 a.C. hanno varcato le porte degli inferi e sono morte chiunque esse siano per cui è sconsigliabile ascoltare le parole di quei pulpiti che altro non sono che omelie funebri.

Repetita

Se non vado errato il post dedicato al codice Sassoon è del febbraio di quest’anno e già lì, avuta la notizia dell’asta che si terrà in suo onore, misi in guardia i possibili acquirenti dall’aggiudicarselo. Il motivo dei miei fondatissimi dubbi che sfidano il tempo, conosciuto come galantuomo, si riassumono ancora in una prova evidente che emerge da una cronologia biblica ristudiata a fondo per trent’anni e che afferma Artaserse in luogo di Ciro.

Questo significa che Ciro mai è esistito e tutto quanto ruota attorno a lui è il prodotto di una fucina di falsi e falsari. Infatti è falso il suo primo anno di regno; è falso l’anno del suo editto di fine esilio e sono falsati tutti versetti biblici che hanno lui come protagonista. In pratica sono false tutte le occorrenze che lo riguardano e che sono in numero di 21, perché in tutte esse avreste letto, con il codice originale, Artaserse.

Potrei proporvi una sintesi dei miei studi per avvalorare ben altra cronologia, ma mi va di proporvi una curiosissima nota ghematrica che riguarda Ciro e che riguarda in particolare l’anno fondamentale del suo regno, cioè quello che promulgò l’editto omonimo.

In Mt 16,18 leggiamo che le “porte degli inferi non prevarranno” e il passo è cos’ famoso che ben si presta all’evento. In greco, cambiando solo una epsilon per una eta, abbiamo che quelle porte si scrivano πύλαι ᾅδες e abbiano un valore ghematrico totale di 537 a fronte di un editto di Ciro databile nel 538/537 a.C. seguendo il calendario ebraico che obbliga a una datazione doppia.

Vi pare poco questa coincidenza? e che ne è allora di Σατανᾶς (Satana) di Mt 4,10 che ha un preciso valore ghematrico di 558 a fronte di un primo anno di regno di Ciro nel 559/558 a.C. del calendario ebraico?

Lo sappiamo che a confronto della sterminata letteratura che circola attorno a questo eroe leggendario sono piccola cosa, ma credo che se non fosse il diavolo non si nasconderebbe nei dettagli da sempre suo habitat naturale.

Ecco, è questo il guaio in cui vi caccereste: non è la solita truffa ma un capolavoro del demonio quel codice. Sono così sicuro che spero che questa mia nota incontri dubbi e perplessità sollevati da altri cosicché l’unione, piucché la forza, faccia la verità.

Per il resto vale il già detto: non acquistatelo, neppure se mossi da buone intenzioni che diverrebbero ottime se all’amore per una carissima Bibbia falsa si sostituisse quello del prossimo dando parte del denaro richiesto per il codice in beneficienza, cosa sempre meglio che gettarlo dalla finestra con il giubilo e le risate di chi, oltre che a svuotarvi il conto in banca, sarà esaltato dall’impresa che neanche sfiora quella di prendere due piccioni con una fava, ma 30-50 milioni di dollari con un rotolo che non è del Mar Morto, ma soltanto igienico.